Si è detto che la differenza di potenziale o tensione elettrica è la grandezza fisica che mette in moto gli elettroni. Ora se consideriamo in una sezione S di un generico conduttore elettrico in un intervallo di tempo ∆t un moto ordinato di cariche q (ovvero gli elettroni liberi messi a disposizione nei conduttori) si può definire l’intensità di corrente elettrica I con l’espressione
[math]I=\frac{q}{\Delta_{t}}[/math]
Pertanto maggiore sarà la quantità di carica che attraverserà la sezione del conduttore maggiore sarà l’intensità di corrente, la cui unità di misura è l’ampere ed il simbolo “A”, ovvero C /S (coulomb al secondo).
Cosi come visto per la tensione anche l’intensità di corrente è una grandezza dotata di verso e come verso della corrente elettrica in un conduttore è stato scelto per convenzione, quello del movimento delle cariche positive, ovvero il verso che va dai punti a potenziale maggiore a quelli a potenziale minore.
La corrente elettrica è costante nel tempo se il verso di movimento delle cariche è sempre lo stesso, in questo caso si dice continua,
In virtù della natura delle cariche elettriche, poi si possono considerare le correnti di conduzione o elettroniche tipiche dei conduttori metallici, essendo la massa degli elettroni trascurabile non si a un vero e proprio trasporto di materia, e le correnti di convezione o ioniche che si hanno nei conduttori elettrolitici o nei gas ionizzati caratterizzate oltre che dal movimento di elettricità anche da trasporto di materia.
Rappresentazione di una cella elettrolitica fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Cella_elettrolitica
La misura dell’intensità di corrente assorbita da un generico utilizzatore o carico, nell’esempio che segue una lampadina, si esegue con un amperometro o un multimetro in portata ampere, nel caso visto in ampere dc, ovvero in corrente continua (direct current), lo strumento per la misura di corrente andrà sempre inserito in serie all’utilizzatore !