5 – Interruttore differenziale : considerazioni sul coordinamento e la messa in servizio.

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Il coordinamento dell’interruttore differenziale con altri dispositivi di protezione dell’impianto elettrico (magnetotermici) si osserva che la portata amperometrica del differenziale non dovrà essere uguale o superiore a quella dei dispositivi presenti, avendo sempre ben presente che la “portata nominale amperometrica” dei dispositivi (int.differenziale e magnetotermici) dovrà esser fatta in funzione della massima corrente di assorbimento dell’impianto che si dovrà proteggere; mentre qualora fossero presente dei fusibili di protezione la portata amperometrica dell’interruttore differenziale non dovrà essere superiore a quella dei fusibili.

Il numero di interruttori differenziali da installare a protezione di un impianto elettrico, non segue una precisa regola in quanto la valutazione va fatta di caso in caso in virtù delle esigenze-tipologie di impianto; pertanto non è difficile incontrare impianti elettrici ad uso civile in cui la linea luce e forza motrice sia alimentata dalle due distinte protezioni magnetotermiche a valle di un unico interruttore differenziale.

Si ricorda inoltre la necessità di avere nella protezione di un impianto elettrico civile con impianto di terra con una resistenza di

\(R_{Tmax}= frac{50V}{0,03A}=1666Omega\)

Questo fermo restando la possibilità offerta dagli interruttori differenziali di realizzare una possibile protezione a gradini impiegando interruttori differenziali con caratteristiche di intervento differenti, e in casi specifici, in genere impianti industriali, dove è necessario si impieghino interruttori con correnti di intervento differenti, ad esempio nel caso di particolari macchine operatrici.

Una messa in servizio di un interruttore differenziale a protezione di un impianto elettrico ad uso civile andrebbe accompagnata da una verifica o meglio misura della resistenza di terra dell’impianto, ma essendo questa a volte non realizzabile per mancanza di strumentazione , la verifica di funzionamento del dispositivo di protezione va comunque eseguita, ed in genere si realizza con alcune semplici prove:
-verifica della protezione con il circuito di prova dell’interruttore differenziale; una volta installato l’int. differenziale lo si alimenta e senza aver collegato nulla a valle dello stesso si preme il pulsante di test per verificarne il suo intervento e quindi la sua efficienza
-verifica della protezione sotto carico; in questa prova si verifica il funzionamento dei carichi collegati all’impianto elettrico con l’int. differenziale che alimenta l’impianto stesso, ovviamente se tutti i punti luce-prese funzionano, l’interruttore differenziale è efficiente
-verifica di isolamento dell’impianto elettrico; si interviene sull’impianto elettrico andando ad aprire tutto gli interruttori dei singoli punti luce, e staccare tutte le spine di tutti gli elettrodomestici o carichi collegati alle prese di forza motrice, quindi quando si è certi di non avere alcun carico sull’impianto elettrico si chiude l’interruttore differenziale e se questi rimane chiuso significa che nell’impianto elettrico non c’è alcuna dispersione, a questo punto si procederà ad inserire i carichi sulle prese e a chiudere gli interruttori luce in una zona alla volta, fino a completare le zone verificando eventuale intervento dell’interruttore differenziale. Vien da se che se durante una di queste manovre dovesse intervenire l’interruttore differenziale questo indicherà una dispersione verso terra della parte di impianto interessata all’ultimo carico inserito, o probabilmente al carico stesso.

L’utilizzo dell’interruttore differenziale in un impianto elettrico consente di prevenire eventuali correnti di dispersione che potrebbero dar luogo a condizioni di pericoli per le persone e cose:
-potrebbero ad esempio per effetto joule e quindi sopraelevazione di temperatura in un determinato punto generare un principio di incendio magari alimentate dalla presenza di materiali potenzialmente infiammabili,
-le correnti di dispersione sono anche un consumo inutile di energia elettrica da non sottovalutare; ad esempio in un impianto con tensione verso terra di 230 V, una dispersione di 0,6 A nell’arco delle 24h si concretizzerebbe in \(230cdot 0,6cdot 24=3312 kWh\) che diverrebbe una cifra ancor più interessante se la si considera nell’arco di un anno, ecco quindi che il buon interruttore differenziale si è ben ripagato da solo !!
-non ultima la sua semplicità di installazione anche in impianti esistenti e senza protezione differenziale, garantirebbe quanto visto anche ad impianti datati senza stravolgere l’impianto elettrico stesso.

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2 Risposte a “5 – Interruttore differenziale : considerazioni sul coordinamento e la messa in servizio.”

  1. articolo molto superficiale con le solite informazioni. manca una descrizione delle modalità per realizzare un coordinamento dei tempi di intervento in un circuito con più differenziali a cascata

    1. Salve eugenio.
      La realizzazione che hai letto/commentato, più che superficiale direi che è sintetica di un argomento fondamentale nello studio/realizzazione degli impianti elettrici civili ed industriali per la protezione dai contatti diretti, come indicato nella norma CEI 64-8, e sempre la stessa norma, nelle recenti varianti (V4 se non erro) , come immagino tu sappia, al “”cap.37 “ambienti residenziali -prestazioni dell’impianto”prescrive la suddivisione in parallelo dei circuiti terminali dell’abitazione su almeno due interruttori differenziali. “” questo ovviamente per garantire la continuità di servizio ad almeno uno dei due circuiti; si può definire questo caso come “”selettività orizzontale”, fermo restando che il massimo sarebbe utilizzare un interruttore differenziale per ogni circuito, magari utilizzando degli interruttori differenziali magnetotermici, si garantirebbe in caso di guasto una continuità di servizio massima, ed una sezionabilità dell’impianto eccellente in caso di intervento manutentivo/guasto. Non mi dilungo nella risposta, su argomentazioni che immagino tu conosca bene, e come immagino qualsiasi buon tecnico installatore conosca e sappia,o ancora meglio abbia con se una copia aggiornata della CEI 64-8 aggiornata all’ultima versione. Pertanto fornire un concetto di base sulla funzionalità di un dispositivo, non significa voler completare o esaurire l’argomento, vien da se che poi chi ha interesse può senza alcun dubbio fare riferimento a letteratura tecnica per approfondire l’argomento.
      Certo di aver in parte risposto, terrò presente la critica costruttivamente per la realizzazione di una futura presentazione sulla selettività delle protezioni addizionali dai contatti diretti. 😉

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