PROTEINA C REATTIVA

Significato clinico

Due ricercatori, Tillet e Francis, nel 1930, verificarono che i sieri dei pazienti affetti da diversi stati infettivi in fase acuta precipitavano, in presenza di ioni calcio, con un estratto non proteico di pneumococco denominato polisaccaride C. Per questo la proteina causante tale reazione fu denominata proteina C reattiva. In seguito si dimostrò che la proteina C reattiva si trova normalmente nel siero di individui sani in concentrazioni molto basse, che nella maggior parte dei casi non superano il valore di 6 mg/l. Tuttavia, in molti processi infiammatori, di origine infettiva o meno, l’incremento della proteina C reattiva può giungere a titoli assai superiori al valore normale. L’aumento della proteina C reattiva avviene in modo aspecifico in diversi processi come per esempio stati infettivi, febbre reumatica, artrite reumatoide, infarto miocardico, tumori maligni, ascessi addominali, peritonite, ustioni, ecc. Per questi motivi un’alta concentrazione di proteina C reattiva in siero è priva di valore diagnostico fuori del contesto clinico del paziente. Si rivela comunque di grande utilità per il monitoraggio e il controllo evolutivo di tali processi, nonchè per la diagnosi differenziale di alcune malattie.

Proteina C reattiva
Proteina C reattiva

La Proteina C reattiva è una proteina (opsonina) prodotta essenzialmente nel fegato in seguito ad uno stimolo antigenico come ad esempio batteri e funghi ma anche in seguito a contusioni, ferite e lesioni. Le caratteristiche funzionali sono simili alle immunoglobuline G ma, a differenza di queste, non presenta attività anticorpale specifica verso un determinato antigene. La Proteina C reattiva si lega, complessandosi con la fosfatidilcolina, che è un importante fosfolipide  presente sul foglietto esterno della membrana plasmatica di molti batteri. Questo legame (PCR-fosfatidilcolina), favorisce la fagocitosi da parte dei monociti, contribuendo così alla risposta immunitaria naturale. Correlata genericamente con la VES (Velocità di eritrosedimentazione), la PCR aumenta e diminuisce più rapidamente della prima. Le infezioni virali non causano un significativo aumento della PCR e pertanto, in assenza di traumi, un aumento della PCR è indicativo di infezione batterica.

Principio del metodo

Si utilizza un “reagente lattice” che è una sospensione di particelle di lattice di polistirene di dimensioni omogenee sensibilizzate con un siero specifico anti PCR umana. Le particelle di lattice mettono in evidenza la reazione antigene-anticorpo (PCR, anti-PCR). Se, per la presenza di PCR nel siero, si verifica tale reazione, la sospensione di lattice perde il suo aspetto omogeneo e si osserva una chiara agglutinazione. Ciò è dovuta al fatto che la proteina C reattiva presente nel siero reagisce con la IgG unita alle particelle di lattice, dando inizio alla formazione di una maglia tra le stesse.

In commercio esistono dei Kit corredati di sieri di controllo positivo e negativo da utilizzare per confrontare la eventuale reazione di agglutinazione che si dovesse formare in un campione di siero. Inoltre le metodiche sono standardizzate al punto da far avvenire la reazione di agglutinazione solo se il siero contiene più di 6 mg/l circa di proteina C reattiva.

Reattivi

  • Reagente lattice: sospensione di particelle di lattice di polistirene sensibilizzate con IgG anti-PCR, in soluzione tampone;
  • Controllo positivo: Siero umano diluito contenente più di 10 mg/l di PCR, pronto all’uso;
  • Controllo negativo: siero umano contenente meno di 1 mg/l di PCR, pronto all’uso.

Procedimento

  • Porre una goccia di siero di controllo positivo in una zona a fondo nero delimitata da un cerchio presente sul supporto;
  • Porre, allo stesso modo, una goccia di siero di controllo negativo in una zona cerchiata affianco al controllo positivo;
  • Le restanti zone cerchiate possono essere utilizzate per testare i campioni di siero di diversi pazienti;
  • Aggiungere alle gocce dei vari sieri precedentemente posti nelle zone cerchiate, una goccia di reagente lattice;
  • Con delicati movimenti roteatori e aiutandosi con le piccole spatoline fornite nel kit, agitare e controllare se si presenta la reazione di agglutinazione.
PCR agglutinazione
Test Proteina C reattiva (Campione e Controllo positivo con evidente reazione di agglutinazione)

Fare attenzione a non inquinare con le spatoline i vari campioni e reagenti. Dopo qualche minuto la presenza di reazione di agglutinazione ci indicherà una concentrazione di Proteina C reattiva superiore a 10 mg/l e quindi positività al test.

Valori di riferimento
  • 0.00 – 0.50 mg/100 ml: assenza di processi infiammatori
  • 0.50 – 1.00 mg/100 ml: possibilità di processo infiammatorio non acuto
  • 1.00 – 10.00 mg/100 ml: processo infiammatorio acuto lieve o moderato
  • oltre 10.00 mg/100 ml: processo infiammatorio acuto ed esteso

Precauzioni

I reattivi possono contenere sodio azide come conservante e i sieri umani utilizzati, pur essendo testati per l’assenza di anticorpi anti-Hiv, anti-HCV e HBsAg bisogna usarli con cura e depositare tutti i materiali usati in recipienti idonei per materiale bio-contaminante.

Metodo semi-quantitativi: esistono in commercio anche dei test semi-quantitativi per la ricerca della proteina C reattiva che possono essere eseguiti a casa. Sono facili da usare seguendo le istruzioni allegate molto esplicative e con pochi minuti si può leggere il risultato. Ovviamente sono degli esami che vanno poi confermati presso strutture accreditate come i laboratori d’analisi. (LINK PER L’ACQUISTO)

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